Venerdì Santo 2023 – Sermone di Padre Levine
Fr. Giuseppe Levine; Chiesa cattolica della Sacra Famiglia, Burns, Oregon e Missioni; 15 aprile 2022
Abbiamo una legge, e secondo quella legge egli deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio.
Non commettere errori, l’uomo Gesù fu consegnato per essere crocifisso perché la gente credeva che affermasse di essere il Figlio di Dio, uguale a Dio. Sebbene tutte le prove sostenessero l’affermazione di Gesù, l’affermazione era così grande e incomprensibile, così prepotente, così minacciosa per ogni visione del mondo e per ogni orgoglio umano, che fu respinta come una blasfemia, un insulto contro Dio.
Ecco qua: Gesù o era un blasfemo o quello che affermava di essere, il Figlio di Dio, un solo Dio con il Padre, l’onnipotente, il Creatore del cielo e della terra. Se fosse quello che affermava di essere – e lo è – questo cambierebbe tutto.
Significa anche che il rifiuto di Gesù, la crocifissione di Gesù, è stato il peccato più grande e il crimine più grave della storia umana, al limite dell’assassinio di Dio. Dico confinante, perché dobbiamo ricordare la preghiera di Gesù sulla Croce, che abbiamo ascoltato la Domenica delle Palme: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. (Lc 23,34)
L’amore e la misericordia di Gesù, la sua offerta di sé come Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, il suo sacrificio espiatorio, superano la grandezza del più grande crimine della sua crocifissione, un crimine in cui ogni perpetrazione umana di il male arriva a un punto e si concentra.
Tuttavia, prima di giungere alla misericordia della Croce, sarebbe bene soffermarsi su cosa significhi “assassinare Dio”, ricordando sempre che la misericordia di Gesù supera questo crimine.
Nel Macbeth di Shakespeare, un Macbeth disperato, che aveva assassinato il suo legittimo re, arriva al punto di dichiarare: Domani, e domani, e domani, si insinua in questo meschino ritmo di giorno in giorno, fino all’ultima sillaba del tempo registrato; e tutti i nostri ieri hanno illuminato gli stolti verso la morte polverosa. Fuori, fuori, breve candela! La vita non è altro che un’ombra ambulante, un povero attore, che si pavoneggia e si agita per la sua ora sul palco, e poi non viene più ascoltato. È una storia raccontata da un idiota, piena di rumore e furia che non significa nulla. (Macbeth, atto V, scena 5)
Difficilmente si potrebbe trovare un’affermazione più potente, eloquente e compatta dell’insensatezza della vita umana. Trasformata in una dottrina e in un’ideologia, in un intero modo di pensare che va ben oltre la disperazione del singolo individuo, quella dottrina dell’insensatezza prende il nome di “nichilismo”, dalla parola latina per “niente”.
Il nichilismo potrebbe benissimo essere l’ideologia sottostante e pervasiva di una civiltà occidentale morente e disperata. A volte si mostra audacemente in tutta la cinica disperazione di Macbeth, come si può vedere (o sentire) nella violenza, nella crudezza e nel diabolismo di certi generi musicali (anche se la musica non è un nome adatto per questo) come “death metal” o ‘metallo nero’. La visione del mondo di fondo è contenuta anche nella convinzione che alla fine “è tutto solo un mondo di atomi” o nella visione di una vasta macchina di cui gli esseri umani non sono altro che parti superflue e intercambiabili.
Tuttavia, poiché l’uomo non può vivere senza significato, la visione del mondo del nichilismo più spesso si maschera. Invece della disperazione manifesta di un mondo senza significato, ci imbattiamo più spesso nella celebrazione della creatività di un significato puramente fabbricato e creato dall’uomo, come un parco a tema artificiale. Dietro il relativismo del “è giusto per me” e dietro la celebrazione dell’”orgoglio” e della creatività del “transgenderismo” c’è la disperazione del nichilismo.
È una delle due cose: o apparteniamo a una realtà più grande che non abbiamo creato noi e che dà significato e direzione alla nostra vita, oppure la nostra vita non ha significato e direzione se non quello che creiamo per noi stessi per combattere la disperazione di il vuoto.
Se apparteniamo a una realtà più grande, cosa che facciamo, allora è essenziale per noi cogliere quella realtà più grande nel modo giusto; la verità è essenziale.
Una delle ragioni della disperazione di una realtà più ampia della verità è la disperazione dell’autorità: “chi può dire ciò che è vero?” Inoltre, la disperazione del nichilismo ha già prodotto “idoli” artificiali, sistemi artificiali di “significato” – come il comunismo, Hollywood o Disney – imposti dai potenti o da coloro che cercano il potere.
Dici che sono un re. Per questo sono nato e per questo sono venuto al mondo, per testimoniare la verità. Chiunque appartiene alla verità ascolta la mia voce.
Macbeth arrivò alla sua disperazione nichilista perché uccise il suo re; l’uomo moderno è arrivato a uno stadio avanzato di disperazione nichilista perché abbiamo rifiutato Gesù Cristo, nostro Re e nostro Dio, rimuovendolo dalla nostra cultura pubblica, dalle nostre leggi, dalla nostra politica, dalle nostre scuole, da tutte le istituzioni della società, e così abbiamo uniamo le nostre voci alle grida della folla. Crocifiggilo! Crocifiggilo! Il nichilismo pervasivo della nostra società contemporanea è il segno di una sorta di “coscienza collettiva” ossessionata dall’assassinio di Dio.
Qualcuno dirà: “Ma io credo in Gesù Cristo!” Molto bene, ma il moderno ‘assassinio di Dio’ è iniziato secoli fa e il veleno del nichilismo si è ormai diffuso in ogni angolo della cultura in cui viviamo. È diventato praticamente parte dell'”aria” che respiriamo, che ne siamo consapevoli o meno.
Vorrei fare un esempio. In un’altra città, mi stavo facendo la pulizia dei denti in uno studio dentistico, guardando il poster sul soffitto che pubblicizzava un servizio fotografico “I AM”, che suppongo avesse lo scopo di aiutare i giovani a costruire la loro autostima. Si sarebbero fatti fotografare con le parole “IO SONO” impresse sulla foto, seguite dall’autoaffermazione della qualità di “forza” scelta, il loro “superpotere” fantastico. Suppongo che molti applaudirebbero subito questo sforzo di dare incoraggiamento e speranza alla nostra gioventù confusa; nel peggiore dei casi la gente considererebbe l’intera faccenda innocua. Questo perché ci siamo allontanati così tanto da Dio.
Il nome di Dio, rivelato a Mosè, è IO SONO, perché solo lui possiede l’esistenza in sé e con l’esistenza significato, vita e sapienza; solo lui è la fonte originale di ogni esistenza, vita, saggezza e bontà. Tutto ciò che siamo e abbiamo viene da lui ed è preso in prestito da lui.
Dobbiamo assolutamente restare fedeli alla nostra fede in Gesù Cristo, ma dobbiamo anche esaminare la coerenza dei nostri modi di pensare e di agire, anche di ciò che accettiamo e promuoviamo per i nostri figli e nipoti.
Cos’è primario nella nostra vita? Il dovere per cui ci sottoponiamo a un ordine più grande al quale apparteniamo, l’ordine della creazione e l’ordine della salvezza, l’ordine della Chiesa, che ci viene dalla Tradizione, un ordine che viene da Dio e ci riconduce a Dio? O un’identità autoaffermata che creiamo per noi stessi e la soddisfazione emotiva e l’espressione di sé che sono legate a quell’identità, al nostro personale IO SONO, al nostro idolo privato?
Gesù disse: Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che IO SONO. (Gv 8,28)
Al tempo di Gesù egli fu innalzato sulla Croce e nel mezzo della sua crocifissione la gloria della sua divinità invitta cominciò a risplendere. Risplendeva perché nessuno gli tolse la vita, ma egli fu portato nel giardino solo con il suo permesso e depose la sua vita di propria iniziativa. Egli ha detto in anticipo: Nessuno mi toglie la vita, ma la offro da me stesso. Ho il potere di deporlo e ho il potere di riprenderlo. (Gv 10,18) Così liberamente e per scelta deliberata chinò il capo e consegnò il suo spirito.
Così Isaia aveva profetizzato molto tempo prima: Se dà la sua vita in sacrificio per il peccato, vedrà la sua discendenza in una lunga vita , cioè nella vita eterna, in cielo.
E la lettera agli Ebrei divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Gesù disse: Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. (Gv 3,15) Quando gli Israeliti si lamentarono contro Dio e furono tormentati da serpenti mortali, Mosè, per comando di Dio, innalzò il serpente di bronzo e chiunque guardò le sembianze del serpente fu guarito dal veleno del serpente. Allora chiunque guarda con fede a Gesù Cristo crocifisso, che porta le sembianze del nostro peccato, viene guarito dal veleno del diavolo e per lui si aprono le porte del cielo.
Abbiamo sentito che dopo la sua morte un soldato venne e gli trafisse il fianco con una lancia. Un testimone oculare ha testimoniato – ha testimoniato proprio nei dettagli del suo costato trafitto e del sangue e dell’acqua – e la sua testimonianza è vera; sa che dice la verità – la verità che rende liberi – affinché anche voi possiate credere .
L’evangelista, San Giovanni dagli occhi d’aquila, insiste curiosamente sull’importanza del costato trafitto di Gesù sulla croce, la porta del suo Sacro Cuore, la fonte di ogni grazia, la fonte dei sacramenti della Chiesa. C’è la guarigione per tutte le nostre ferite. C’è la forza della nostra fede, se solo guardiamo con pentimento a Colui che abbiamo trafitto e diciamo, come san Tommaso, ma prima ancora della celebrazione della risurrezione, mio Signore e mio Dio. (Correlato: Pasqua 2022 – Sermone di Padre Levine )