Domenica delle Palme 2023 – Sermone di padre Levine

Fr. Giuseppe Levine; Chiesa cattolica della Sacra Famiglia, Burns, Oregon e Missioni; 10 aprile 2022
Statistica cruciale; dum orbis volvitur. “La Croce resta ferma mentre il mondo gira”. Questo è il motto dell’Ordine Certosino. Mentre entriamo nella Settimana Santa vogliamo fare del nostro meglio per lasciare il mondo che gira e restare fermi davanti alla realtà della Croce.
Ogni Vangelo, e quindi anche ogni racconto della passione, ci offre uno sguardo diverso sulla stessa, inesauribile realtà di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Salvatore.
San Matteo e San Marco ci mostrano entrambi la cruda realtà dell’abbandono di Gesù sulla Croce. San Giovanni, invece, ci mostra la divina maestà di Gesù Cristo crocifisso. San Luca, riportando alcune parole di Gesù Cristo che nessun altro fa, rivela la sua Croce come trono della misericordia.
Innanzitutto c’è la sua preghiera: Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno.
Per comprendere questa preghiera dobbiamo comprendere sia il fatto che abbiamo bisogno di essere perdonati sia che possiamo essere perdonati.
Gli angeli ribelli furono esclusi dalla misericordia di Dio a causa della natura e della perfezione del loro peccato. La natura angelica è tale che l’angelo non può agire nell’ignoranza e anche che l’angelo non può agire o decidere con “mezze misure”. In altre parole, gli angeli che rifiutarono il comando di Dio sapevano benissimo quello che stavano facendo; sapevano, come può fare una creatura, chi era Dio, che il comando veniva da Dio, che era per il loro bene, eppure scelsero di disobbedire. Conoscevano anche le conseguenze della disobbedienza. Hanno fatto una scelta completa a favore della ribellione e delle sue conseguenze. Non potrebbero far valere l’ignoranza, né vorrebbero nemmeno far valere l’ignoranza. Abbracciarono la loro ribellione così completamente che per loro non ci fu più possibilità di tornare indietro, quindi nessun pentimento, nessun perdono e nessuna misericordia. Dagli angeli, creati da Dio, si fecero diavoli. Il loro peccato era perfetto.
Da parte nostra, siamo incapaci di un peccato così perfetto. Soffriamo di ignoranza, spesso veniamo ingannati e non comprendiamo appieno le conseguenze della nostra disobbedienza. Camminiamo attraverso il tempo e impariamo attraverso l’esperienza e così finché siamo sulla strada in questo mondo possiamo arrivare a pentirci della nostra scelta e pentirci. Per quanto potremmo voler impegnarci completamente – come in un voto – non potremo mai farlo veramente. Nessuna scelta che facciamo in questa vita è definitiva; dobbiamo impegnarci continuamente nel percorso che abbiamo scelto.
Poiché c’è un certo grado di ignoranza in ogni peccato che commettiamo, siamo perdonabili. Poiché esiste una certa misura di responsabilità personale per i nostri peccati, abbiamo bisogno di essere perdonati. Poiché la linea di demarcazione tra ignoranza e responsabilità è oscura anche nel nostro caso, non possiamo giudicare molto bene noi stessi, tanto meno gli altri. A causa dell’incostanza del nostro cammino nel tempo, siamo capaci di pentirci per ricevere il perdono di Dio.
L’ignoranza, l’inganno e la debolezza non ci esonerano però da ogni responsabilità e colpa da parte nostra. Abbiamo ancora bisogno di pentirci ed essere perdonati.
Considera qualcuno che viene coinvolto in una “cattiva relazione” e ripensa all’intera relazione dopo essersi allontanato dalla relazione e poi vede chiaramente tutti i “segnali di allarme” che si è perso. A volte la persona li vedeva ma si rifiutava di prestarvi attenzione o li screditava. Altre volte era cieco rispetto ai segnali d’allarme, ma in una certa misura, forse, voleva essere cieco.
Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno.
C’è sempre un certo grado di ignoranza nel nostro peccato, ma l’ignoranza più grande è nella relazione tra il nostro peccato e la crocifissione di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Quanti di coloro che allora invocarono e collaborarono alla sua crocifissione, pur sapendo che Gesù era un uomo innocente, non compresero che era il Figlio di Dio? Anzi, potremmo addirittura dire che il Sommo Sacerdote, che aveva tutte le ragioni per riconoscere di essere davvero il Figlio di Dio, difficilmente riusciva a cogliere la verità che cercava di negare crocifiggendolo. Sì, sapeva che si stava opponendo alla verità; sapeva che Gesù era innocente; riconosceva anche vagamente che doveva essere davvero il Figlio di Dio, ma riusciva a malapena a comprendere una realtà così grande; riusciva a malapena a comprendere cosa potesse significare per un uomo essere il Figlio stesso di Dio. San Paolo scrive: Nessuno dei governanti di quest’epoca lo capì; poiché, se l’avessero fatto, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. (1 Cor 1:8)
Da parte nostra, quando violiamo la nostra coscienza; quando sappiamo che qualcosa non va, ma scegliamo di farlo comunque, sappiamo che ci stiamo opponendo alla verità e che stiamo facendo qualcosa di sbagliato, ma di solito non riconosciamo la voce di Cristo che ci parla attraverso la nostra coscienza e anche se lo facciamo, difficilmente riconosciamo comprendete che stiamo unendo la nostra voce alla folla che gridava: Crocifiggilo! Crocifiggilo!
E poi? C’erano due ladroni che furono crocifissi con Gesù. Come noi, ma a differenza di Gesù, erano colpevoli. Come noi – e più di noi – come Gesù, soffrivano. Stanno soffrendo e sono prossimi alla morte, e anche noi, dopo aver attraversato la sofferenza di questa valle di lacrime, un giorno moriremo.
Entrambi i ladroni hanno ascoltato le parole di Gesù: Padre, perdonali, non sanno quello che fanno.
Un ladro si rifiutò, anche a quel punto, di riconoscere la sua colpevolezza. Ha incolpato gli altri e ha incolpato anche Gesù. Ahimè, questo è il percorso che troppe persone seguono; la colpa è degli altri; la colpa è delle circostanze; la colpa è della vita; La colpa è di Dio, di tutto tranne che di me. Questo è infatti il cammino del mondo moderno che cerca di risolvere i problemi del mondo senza riconoscere il problema che risiede nel cuore umano, la ferita che può essere guarita solo dalla grazia e dalla misericordia di Gesù Cristo. Per quanto riguarda la via del rifiuto e della colpa, è la via che attraversa le prove transitorie di questa vita fino al fuoco eterno dell’inferno.
L’altro ladrone ha ascoltato le parole di Gesù, ha visto la sua sofferenza, ha riconosciuto la sua innocenza e ha lasciato che la luce della fede albeggiasse nel suo cuore, si è pentito del proprio peccato – siamo stati condannati giustamente – e ha aperto il suo cuore alla realtà della speranza.
Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.
Queste parole dovrebbero fermarci sul nostro cammino e metterci in ginocchio con stupore e meraviglia. Quale uomo guarda un morente, lo riconosce come re e implora di condividere il suo regno? In questo mondo un re perde il suo regno quando muore. Quale uomo entra in un regno quando muore? Quale uomo se non colui che è il Figlio stesso di Dio? Chi se non colui che con la vita indistruttibile che possiede in sé distruggerà la morte con la sua stessa morte?
Gli Apostoli, che erano vissuti con Gesù, che avevano ascoltato il suo insegnamento e assistito ai suoi miracoli, anche Giovanni che stava con la Vergine ai piedi della Croce, non capirono veramente, e così tutti si abbandonarono alla disperazione nei loro cuori, pensare che la Croce era la fine perché la morte era la fine. Nel momento di questa oscurità più grande la luce della fede nella risurrezione ardeva solo nel cuore della Vergine Maria. Da lì, dalle sue preghiere, si è acceso anche in uno dei ladroni crocifissi con Gesù, il buon ladrone. Lui solo ha riconosciuto Gesù Cristo crocifisso come il Re, il Re dei re che dona un regno eterno. Perciò meritò di ascoltare le parole e di ricevere la promessa: In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso.
Quando le preghiere di Maria ci ottengono la grazia del pentimento, dobbiamo seguire l’esempio del buon ladrone e confessare la nostra fede in Cristo Re e nel suo regno eterno.
Il buon ladrone udì la promessa di Cristo ma era ancora lì appeso alla sua croce; nulla sembrava essere cambiato; rimase appeso alla sua croce anche dopo che Gesù ebbe esalato le sue ultime parole: Padre, nelle tue mani affido il mio spirito. Tuttavia aveva allora sia la promessa di Gesù che l’esempio del suo abbandono totale nelle mani del Padre suo. Si aggrappò alla promessa di Gesù e al suo esempio. Anche noi abbiamo la promessa e l’esempio di Gesù e anche il dono del suo Spirito Santo per guidarci, sostenerci e darci forza. Atteniamoci a questi.