2a domenica di Quaresima 2023 – Sermone di padre Levine
Fr. Giuseppe Levine; Chiesa cattolica della Sacra Famiglia, Burns, Oregon e Missioni; 13 marzo 2022
Domenica scorsa mi è stato fatto capire che il Vescovo aveva qualche parola da dire sull’unità. L’unità richiede che camminiamo sulla stessa strada verso la stessa destinazione. Se siamo su strade diverse o stiamo andando in direzioni diverse, non può esserci unità.
Ebbene, qual è la strada? Qual è la destinazione? Gesù ci dice: Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (Gv 14,6) Ecco l’esigenza più elementare e concisa dell’unità dei cristiani. Tutti dobbiamo camminare sulla via che è Gesù Cristo, seguendo la verità che viene da Lui, condividendo la sua vita, la vita della grazia nello Spirito Santo, per arrivare alla vita eterna nella casa del Padre. Dobbiamo tutti camminare in quel modo e sostenerci a vicenda, aiutandoci a vicenda per raggiungere quell’obiettivo supremo, un obiettivo che nessuno di noi può dare per scontato.
Ciò lascia a ciascuno di noi la scelta evidenziata nella seconda lettura di oggi. Possiamo allontanarci dalla promessa della vita eterna, possiamo allontanarci dalla via della Croce, possiamo allontanarci dal cammino della vera unità e della pace, possiamo diventare nemici della Croce – una triste realtà che dovrebbe portarci a lacrime come fece piangere San Paolo – possiamo glorificare uno stile di vita mondano, che finirà nella vergogna. Oppure possiamo abbracciare la via della Croce e la promessa della vita eterna e vivere come cittadini del cielo.
Se passiamo alla prima lettura di oggi, abbiamo sentito che Abramo credette a Dio e gli fu accreditato come un atto di giustizia. Questo è uno dei passaggi chiave dell’Antico Testamento che è stato ripreso da san Paolo quando scrive ai Romani e ai Galati sulla giustizia, ovvero la giustizia davanti a Dio, che viene dalla fede. (cfr Rm 4,3; Gal 3,6) L’insegnamento del Concilio di Trento e il Catechismo della Chiesa Cattolica si riferiscono a ciò come alla ‘grazia della giustificazione’, che inizia in noi nel battesimo, e che non comporta solo il perdono dei peccati, ma ci fa anche condividere la vita e la natura di Dio come veri figli di Dio. (cfr CCC 1987-1995)
Consideriamo ancora un po’ le parole di Dio ad Abramo e la risposta di fede di Abramo. Abramo era vecchio e sua moglie Sara aveva ben oltre l’età per poter avere figli. Dio promette ad Abramo che la sua discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo. Dio ha promesso qualcosa che era impossibile sia al potere umano che al potere della natura. Abramo riponeva la sua fiducia nella promessa di Dio ed era pronto ad agire di conseguenza, governando la sua vita secondo la promessa di Dio, accolta nella fede.
Molti secoli dopo, una figlia di Abramo, la Beata Vergine Maria, ricevette una promessa di Dio dall’angelo Gabriele. Concepirai e partorirai un figlio e lo chiamerai Gesù… lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra; perciò il bambino che nascerà sarà chiamato santo, Figlio di Dio. (Lc 1,35) Più di Abramo, Maria credette alla promessa di Dio e si lasciò plasmare tutta la sua vita dalla promessa, vivendo la sua risposta alle parole dell’angelo: Ecco la serva del Signore, avvenga di me. secondo la tua parola. (Lc 1,38) Ogni volta che preghiamo «Ave Maria, piena di grazia» dovremmo in qualche modo ricordare questo momento chiave della storia della salvezza, iniziato con il saluto dell’angelo.
Anche noi abbiamo ricevuto la promessa di Dio in Gesù Cristo. Ci arriva in molte forme. Ne cito solo due: io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete… Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno . (Gv 6,35.54). E io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore, vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà mai. (Gv 11,25)
Vediamo qui due aspetti di questa promessa, la vita eterna, che consiste in ultima analisi nella visione di Dio, e la risurrezione del corpo. Entrambi questi aspetti li vediamo rivelati anche nel vangelo di oggi, nella Trasfigurazione di Gesù Cristo.
Quando gli Apostoli prescelti vedono risplendere lo splendore della gloria di Dio attraverso il corpo trasfigurato di Gesù, quando Pietro dichiara: Signore, è bello che siamo qui, c’è una sorta di anticipazione della visione del volto di Dio che costituisce la beatitudine gli angeli e i santi in cielo. Allo stesso tempo, poiché quella gloria fluisce attraverso il corpo umano di Cristo, si rivela la glorificazione del nostro stesso corpo che avverrà nella risurrezione. Egli trasformerà il nostro umile corpo per conformarlo al suo corpo glorificato mediante il potere che gli permette anche di assoggettare a sé tutte le cose.
Io sono la via, la verità e la vita. Sul monte della Trasfigurazioneci viene rivelata la meta del cammino della nostra vita. Questo è qualcosa che va oltre ogni potere umano e ogni potere della natura creata. Questo èqualcosa che possiamo ottenere solo con l’aiuto della grazia di Dio. Questo è un cammino che deve iniziare nella fede. Dobbiamocredere nella promessa di Dio e modellare tutta la nostra vita in accordo con essa.
Sulla stessa montagna si svela anche la via verso la meta, in due modi.
Gesù parla con Mosè ed Elia del suo “esodo” che sta per compiere a Gerusalemme. La parola “esodo” significa “partenza”, “uscita”. L’“esodo” o la “partenza” di Gesù è la sua morte e risurrezione attraverso la quale passa da questo mondo al Padre. (cfr Gv 13,1) L’uso della parola “esodo” ci insegna il significato della sofferenza, della morte e della risurrezione di Gesù collegandolo al grande evento della storia di Israele, l’“esodo” di Israele dall’Egitto. Dio mandò Mosè per liberarli dalla schiavitù in Egitto, per condurli attraverso il Mar Rosso fino al monte di Dio, dove stipularono un’alleanza con lui e impararono ad adorarlo. Ciò costituì l’inizio del loro viaggio verso la terra promessa. Attraverso l’“esodo” della sua Croce, Gesù ci fa uscire dalla schiavitù del peccato e della morte, ci inaugura nella nuova ed eterna alleanza nel suo Sangue, nella quale siamo entrati ciascuno personalmente mediante il battesimo, e ci dona il culto in spirito e verità , il Santo Sacrificio della Messa. Questo è l’ inizio del nostro cammino verso la vita eterna.
Lo stesso messaggio, la via della Croce, come via del nuovo esodo, è insegnato anche nelle parole del Padre: Questo è il mio Figlio eletto; ascoltalo. Una settimana prima della Trasfigurazione, Gesù aveva profetizzato per la prima volta ai suoi Apostoli la propria sofferenza, morte e risurrezione. Poi invitò i suoi discepoli a rinnegare se stessi, a prendere la loro croce e a seguirlo. (cfr Lc 9,22-23) Ascoltatelo: rinnega te stesso; prendi la tua croce; seguitelo nel nuovo esodo verso la vita eterna. Tutta la disciplina della Quaresima, tutte le opere di preghiera, di digiuno e le opere di misericordia, dovrebbero risvegliare in noi il desiderio e la determinazione di seguire Gesù in questo nuovo esodo. Percorriamo insieme questo cammino quaresimale, sostenendoci a vicenda nel cammino.
Riprendendo il tema quaresimale proposto dal nostro Vescovo possiamo vedere che qui Gesù “si spezza nella nostra fragilità”. Facendo su di sé la debolezza della natura mortale, Gesù, il Figlio di Dio, prende in sé tutte le fratture della nostra vita ferita dal peccato e riversa in coloro che lo seguono, che gli offrono la loro frattura, la frattura della loro umiltà e cuore contrito, balsamo risanatore della sua grazia e misericordia. Irrompendo nella nostra fragilità, la nostra stessa fragilità diventa per noi la via verso il compimento della promessa, la via verso la salvezza, la via verso la vita eterna, la via verso Dio.
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